Alla fine, “il Mario” non commissaria. Anzi, si trova qualche altro spicciolo e lo “dona” gentilmente alla sanità siciliana. Ma, come raccontano le cronache dei maggiori quotidiani, il risultato dell’incontro di ieri a Palazzo Chigi tra i Presidenti è «un piano di rientro finanziario e di riorganizzazione della pubblica amministrazione regionale, che sia vincolante nei tempi e negli obiettivi». Prendendo positivamente atto dell’impegno recentemente avviato dal Governo regionale per la riduzione dell’organico del personale regionale, dei dirigenti e delle società partecipate, nonché dei primi risultati raggiunti nell’ambito del piano di rientro dal disavanzo sanitario (di fatto una sorta di encomio per l’amministrazione Lombardo) – proseguiva la nota stilata da palazzo Chigi – il presidente del Consiglio «ha tuttavia posto l’accento sulla necessità che, parallelamente, parta un processo di confronto serrato, a livello tecnico, per un’analisi di dettaglio di tutte le componenti di spesa del bilancio regionale, volto a garantire un quadro di massima conoscibilità e trasparenza dei dati». Fuor di limature ed equilibrismi il dato è che se non di commissariamento si tratta, poco ci manca. Diciamo che la Sicilia si rapporta all’Italia come il nostro paese fa con l’Europa. È una sorvegliata speciale. Il problema, però non è più di Raffaele (che di altri problemi, giudiziari, dovrà interessarsi nei mesi a venire), ma dei suoi successori.
Anzi lo stesso Lombardo ieri si è permesso un’elegante ironia all’uscita dell’incontro quando ha sottolineato alla stampa presente che la Sicilia “ ha delle criticità tali per cui le agenzie di rating, comunque, ci classificano come il Veneto e un po’ meglio del Piemonte”. Come dire, da che pulpiti vengono le prediche.
Di certo, a parte il cazziatone virtuale a mezzo stampa delle scorse settimane, Lombardo chiude la sua esperienza da presidente della Regione (volontariamente dimissionario, a differenza di altri che resistono abbarbicati alle loro poltrone in giro per l’Italia nonostante le sollecitazioni provenienti dalle inchieste delle magistratura) portando a casa poco meno di settecento milioni di euro per le urgenze. Un risultato che giustifica lo sguardo guascone e sfottente del baffo (finora) più potente dell’Isola. E poi non dite che la Sicilia non gode di uno Statuto Speciale…
Marco Di Salvo